E così il 14 febbraio inizia la Quaresima. Sarà il Mercoledì delle Ceneri. Sarà l’inizio di una vera e propria strada, da percorrere con lo spirito, la preghiera, le azioni e non con il ritmo dei passi e lo zaino sulle spalle. Sono tre le parole chiave attorno alle quali si costruisce questo percorso: digiuno, preghiera ed elemosina. Mi soffermo sulla prima, perché al giorno d’oggi è la meno scontata, la più equivocabile e -se vogliamo- la meno semplice. Digiuno è saper imparare a rinunciare a qualcosa a cui siamo legati, qualcosa che ci rende voraci, per imparare a gustare il sapore delle cose e delle persone essenziali. In questi 40 giorni ho preso l’impegno di fare una serie di piccole rinunce, delle quali non vi renderò conto nei dettagli. Ne condivido una, perché è ‘quella nuova’ rispetto a una serie di fioretti che -almeno in Quaresima- cerco di portare avanti da qualche anno, e perché mi pare la più pressante per me in questo momento e forse la più ‘universale’.
Dal Mercoledì delle Ceneri alla Domenica di Pasqua rinuncerò all’utilizzo di tutti i miei device Apple. Per sei settimane niente Apple Watch (che sarà sostituito da un gradevole orologio da taschino), niente iPad (che verrà rimpiazzato da penna e quaderno) e soprattutto niente iPhone (al posto del quale ho acquistato un Nokia ‘come una volta’, di quelli che non fanno neppure le fotografie). Potrebbe sembrare solo uno sciocco tuffo negli anni ’90. Oddio… potrebbe forse addirittura esserlo. Ciò che vorrei che fosse è un periodo di ‘libertà‘: libertà dalla (presunta) necessità continua di essere rintracciato e di rintracciare su WhatsApp; libertà dal sapere chi quando e come è on-line o dal far sapere quando e come sono on-line; libertà dalla (presunta) necessità di essere sempre in rete a leggere cose, vedere cose, ascoltare cose, postare cose; libertà da alcune persone, da alcune foto, da alcuni siti, da alcuni giochi, che senza smartphone e tablet sono certo spariranno o quasi per sei settimane; libertà da un marchio a cui sono affezionato e da oggetti costosi che mi piace avere addosso; libertà per i miei occhi, che non saranno costantemente rivolti al telefono anche quando non squilla, al tablet anche quando non mi serve, all’orologio anche quando non ho bisogno di sapere che ora è; libertà dal perdere tempo.
Per avere più tempo, da spendere per leggere, per stare con gli altri, per pregare. Per avere più serenità, da far fruttare verso me stesso, verso gli altri, verso il Signore.
Chi vivrà, vedrà.
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