Perché le #100cose?
Innanzitutto perché no? E quindi, perché sì! Negli anni recenti mi sono costruito tre esperienze di strada intense, che mi hanno riempito gli occhi di bellezza, il cuore di incontri...
Sette giorni gattoni alla scoperta del pellegrinaggio in solitaria
Giorno 1: Torino-Avigliana
Una camminata estremamente più rapida del previsto, a un ritmo sorprendentemente molto sostenuto, senza sosta sino alla meta. Quattro ore di pensieri (brutti, tipo le spiacevolezze legali che mi ha lasciato in ereditá mio padre; belli, tipo le tante persone che mi porto nel cuore); con qualche sorriso agli sconosciuti; con un po’ di curiosità verso ciò che vedevo; un po’ di paura dei cani; tanta preghiera lungo il cammino. Un pranzo ottimo e abbondante. L’incontro con Gigi, un amico sincero che vedo troppo poco spesso; una bella (e lunghissima!) passeggiata con lui in riva al lago, poi in città, condita da un gelato eccellente. La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 42.662 passi. E ora riposo, tanto riposo. Pronto per domani.
Giorno 2: Avigliana-Susa
Sveglia presto e ci si rimette sulla strada. E poi?
E poi cammino, incredibilmente senza pensieri. Un paio di volte brutti pensieri provano a insidiare la mia mente, ma li assopisco con la preghiera. È strano essere senza pensieri. Non mi capitava da tanto tempo, ed è stata una bella sensazione. Leggera.
E poi vedo un’anziana signora in un’aia, vestita come un tempo, che gioca con un bambino e ripenso alla difficile infanzia di campagna che ha vissuto la mia mamma.
E poi mi rendo conto, più volte, che per i campagnoli (termine che uso col massimo rispetto) i pedoni non esistono (concetto che esprimo con meno rispetto).
E poi vengo accolto da suor Bibiana che, ça va sans dire, si era dimenticata del mio arrivo. Ma mi ha accolto come in casa in un posto che per me è davvero casa.
E poi entro nella Cattedrale di Susa, con l’intento di curiosare un po’ prima di pregare i Vespri e mi ritrovo un rosario che inizia. In memoria di Elena, che non so chi sia. Lo prego anche io. Riposa in pace, Elena.
E poi pizza, dolce e ora un po’ di riposo. Con la sveglia puntata più tardi, perché domani si cammina poco e senza fretta.
Un’altra giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. E dal ritmo costante di 49.679 passi.
Giorno 3: Susa-Novalesa
Oggi è stata un po’ una giornata-nostalgia.
Sono stato nel minuscolo anfiteatro romano di Susa, in cui da bambino tante volte coi miei genitori ero andato a vedere il Palio. Quanti sogni avevo allora: dove sono finiti? Quanto affetto e quanta stima per mio padre avevo allora: riuscirò mai a riguadagnarli? Quanto ero legato allora alla mia mamma, di cui purtroppo conservo solo lontanissimi e sfumati ricordi.
Sono stato a pranzo a Novalesa, al Ristorante della Posta, in cui tante volte ho pranzato da piccino coi miei.
E ora, arrivato all’Abbazia di Novalesa, mi sento immerso in un quadro di Tino Aime. Sarà una strada diversa in questi due giorni e mezzo. Una strada da percorrere con lo spirito e non con le gambe (che, per altro, sono un po’ stanchine).
23.399 passi e un’altra giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. Dall’Ora Nona, insieme ai monaci di Novalesa.
Giorno 4: Abbazia di Novalesa
La prima di due giornate piene in monastero. Sveglia alle 5.30, silenzio alle 21.30: non si dorme poco, solo a orari diversi. Ora et labora, dice la regola: abbiamo pregato tanto, ed è stato diverso rispetto a farlo da solo lungo la strada. Non meglio, non peggio, diverso. Mi hanno anche fatto lavorare un po’ (essenzialmente ramazzare le scale). Ho conosciuto meglio due ‘personaggi particolari’ ospiti come me, con delle storie e delle personalità ‘sui generis’. Ma, in fondo, chi di noi non ha una storia o una personalità originale? Chi di noi non è un po’ ‘strano’? Bella giornata. Non meglio, non peggio, diversa.
8.653 passi e un’altra giornata scandita dalla Liturgia delle Ore.
Giorno 5: Abbazia di Novalesa
8 ore di riposo; 6 ore di preghiera; 6 ore di lavoro; 1h30 per mangiare; 2h30 di tempo libero.
E se fosse una buona suddivisione anche per casa? Magari alternando il servizio alla preghiera?
E se fosse un buon ordine di priorità?
Dormire: la cosa più importante per stare bene con se stessi, con Dio e con gli altri.
Ora et labora: lavorare, sì, ma non come ‘fulcro mangiatutto’ della giornata. E pregare e servire, non meno che lavorare.
Un po’ di tempo libero, perché utile a stare meglio con se stessi, con Dio e con gli altri.
Il tempo per mangiare, quello che occorre. Senza ingordigia.
E una sola regola scritta in maiuscolo e sottolineata: NON FUMARE!
La mia giornata, oggi come ieri, è stata così. Con 10.471 passi e scandita dalla Liturgia delle Ore, ça va sans dire.
Giorno 6: Novalesa-Sant’Antonino di Susa
Ho camminato quasi 36 km scoprendo che:
– ho paura dei cani, tremendamente paura
– quando cammino non mi fermerei mai
– poi arrivo alla fine e sono stanco! Ho cenato alle 17.45 e alle 18.30 ero in pigiama. E ora sono a letto (18.40). Sì, sono stanco.
– che mi sono trovato bene all’Abbazia di Novalesa e mi è sembrato quasi strano rimettermi in marcia, rivedere tante macchine, tante case, fare la spesa per cena al supermercato
– che il B&B ‘La rosa di maggio’ di Sant’Antonino di Susa è un luogo curato, accogliente e super tranquillo. E fa pure lo sconto ai pellegrini. Consigliatissimo!
Una sesta giornata scandita dalla Liturgia delle Ore e da 36.396 passi (e una vescica).
Giorno 7: Sant’Antonino di Susa-Torino
“Accompagnami lungo il cammino e aiutami ad arrivare sano, sereno e sorridente“.
È la preghiera che -più volte, soprattutto quando avevo paura delle bestie feroci (essenzialmente cani)- ho recitato in questi giorni lungo il cammino.
Mi sono sentito davvero accompagnato dal Signore. Sono stato solo per oltre 170 km di strada, ma non mi sono mai sentito tale.
Arrivare sono arrivato (sono a casa da poco dopo le 14.30).
Sano credo pure (ho camminato 6 ore e mezza senza soste, tenendo un ritmo superiore ai 6km/h, l’ultima ora e mezza vicina ai 7 km/h. Non mi pare un’andatura da moribondo).
Sereno mi sento sereno (non che non vi siano le preoccupazioni che avevo prima di partire e che, almeno in parte, ho avvertito anche lungo la strada. Ma ora sono troppo stanco e soddisfatto per darvi peso!).
Sorridente lo sono (per come si può apparire sorridenti sotto una ormai discreta coltre di barba).
La giornata, però, non è ancora finita: mi attende la preghiera dei Vespri, a casa, e la Santa Messa, in Oratorio.
Un settimo giorno scandito dalla Liturgia delle Ore e dal ritmo, rapido e incessante, di 48.059 passi.